Valle dei templi, Agrigento


 

La valle dei templi sovrasta Agrigento, la quale è stata fondata da coloni greci nel 580 A.C.

Il Parco Archeologico si estende per circa 1300 ettari, dal 1997 è divenuto patrimonio dell'Unesco.

L'area si caratterizza per 11 templi di ordine dorico, tre santuari, svariate necropoli, tomba di Nerone e opere idrauliche dell'epoca. 

Il tempio di Giunone si trova sullo sperone roccioso più elevato della collina dei Templi, presso l’estremità est.

Come per la maggior parte dei templi agrigentini, non è possibile sapere a quale divinità fosse dedicato. La sua attribuzione a Giunone deriva da un’errata interpretazione di un passo dello scrittore romano Plinio Il Vecchio, che si riferisce, in realtà, al tempio di Giunone sul promontorio Lacinio a Crotone, in Magna Grecia.

L’edificio di ordine dorico è databile intorno alla metà del V secolo a.C. e ha un basamento di quattro gradini, su cui poggiano sei colonne sui lati brevi e tredici su quelli lunghi. Al suo interno il tempio è suddiviso in atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo con due colonne fra le ante. Il cosiddetto tempio della Concordia è uno dei templi in miglior stato di conservazione dell’antichità greca.

L’edificio deve il suo nome tradizionale a un’iscrizione latina della metà del I secolo d.C. con dedica alla “Concordia degli Agrigentini”.

Il complesso monumentale, dedicato ad Asclepio (dio greco della Medicina, figlio di Apollo), si trova a circa 900 metri a Sud al di fuori della cinta muraria greca della città antica, nella Piana di San Gregorio.

Il tempio di Ercole (Eracle per i Greci) è il più antico dei templi dorici di Agrigento ed è  edificato intorno alla fine del VI secolo a.C.

La sua attribuzione all’eroe è ritenuta attendibile sulla base di un passo di Cicerone che ricorda l’esistenza di un tempio dedicato a Ercole presso l’Agorà, riconosciuta nell’area immediatamente a Nord.

L’edificio di ordine dorico ha un basamento di tre gradini, su cui poggiavano sei colonne sui lati brevi e quindici sui lati lunghi. Al suo interno il tempio di forma stretta e lunga è suddiviso in: atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo con due colonne fra le ante.

La porta della cella è fiancheggiata da due piloni all’interno dei quali una scaletta di servizio conduce al tetto; si tratta di una caratteristica dell’architettura templare agrigentina, presente qui per la prima volta. il tetto era decorato da grondaie per l’acqua piovana a forma di teste leonine, rinvenute in esemplari di due diverse serie, una della fine del VI secolo a.C. e una dei primi decenni del V secolo a.C.

Le rovine del tempio di Giove Olimpio (Zeus per i Greci) sono la testimonianza di uno dei più grandi templi dorici dell’Antichità classica; purtroppo l’area, probabilmente già danneggiata in antico da terremoti, fu utilizzata come cava sin dal Medioevo (la cava gigantum citata dai documenti d’archivio)

Il tempio di Vulcano (in greco Efesto) sorge sulla collina a Ovest dell’odierno giardino della Kolymbetra, che lo separa dall’estremità Sud-ovest della collina dei Templi e dal santuario delle Divinità Ctonie.

Per visitare l'area bastano circa 4 ore abbondanti, in Estate consigliato al tramonto


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